Luigi Einaudi, liberale conservatore

No one doubts that in the long series of figures he held - journalist, university professor, economist, senator, constituent, minister of the budget, governor of the Bank of Italy and finally President of the Republic - Luigi Einaudi was a great liberal, a learned prince, sharp and witty, stern and good-natured, of liberalism. To understand what kind of liberalism we are talking about, it is necessary to consider that Einaudi is not a systematic thinker, a theoretical scholar or a developer of general ideas and principles, although he has - and knows - about those and these, because by maximal principles and firm ideas, as well as by humanistic and religious creeds, he has always been inspired. Perhaps, the most effective summary image of his personality is the one used here by Danilo Breschi, of the “country gentleman,” the milieu from which Einaudi drew and in which his liberal virtues are best grasped and exemplified. Or one can think of the “Risorgimento man” to whom Giuseppe Vegas refers. Or again one can turn to the image of the “three souls,” of which Roberto Marchionatti says-the soul of the moralist, the historian, the economist-that Einaudi always carried with him, in the footsteps of the great Adam Smith, the evangelist of all liberals.

Nessuno mette in dubbio che nella lunga serie di figure da lui rivestite – giornalista, professore universitario, economista, senatore, costituente, ministro del bilancio, governatore della Banca d’Italia e infine Presidente della Repubblica – Luigi Einaudi sia stato un grande liberale, un principe dotto, acuto e arguto, severo e bonario, del liberalismo. Per capire di quale specie di liberalismo si tratti, occorre considerare che Einaudi non è un pensatore sistematico, uno studioso teorico o un elaboratore di idee e princìpi generali, anche se ha – e sa – di quelle e di questi, perché a princìpi massimi e idee ferme, nonché a credi umanistici e religiosi, si è sempre ispirato. Forse, l’immagine riassuntiva più efficace della sua personalità è quella qui usata da Danilo Breschi, del “gentiluomo di campagna”, l’ambiente da dove Einaudi attinse e in cui meglio si colgono e si esemplificano le sue virtù liberali. Oppure si può pensare all’“uomo risorgimentale” a cui rimanda Giuseppe Vegas. Oppure ancora si può ricorrere all’immagine delle “tre anime”, di cui dice Roberto Marchionatti – l’anima del moralista, dello storico, dell’economista – che Einaudi portò sempre con sé, sulle orme del grande Adam Smith, l’evangelista di tutti i liberali.