This paper is concerned with those postcolonial novels that portray the formation, the transformation and the reformation of personal, cultural, ethnic and national identities within a urban space that is multiformed, heterotopic and diasporic. The city – that is a character and not just the scenery of those novels – suggests an implosive disorder related to the coexistence of immovable dichotomies – such as identity/plurality, freedom/oppression – that frustrate the protagonists’ struggle to define their identities and to construct a place to call home. The urban peregrinations in search of identity happen in a transformative space – alternatively known and unknown, miraculous and alien – that, at least initially, becomes progressively an immense nowhere, a no place where the individual finds himself lost in the peripheral boundaries. Originally a catalyst of cultural differences, then the city develops into the exclusive custodian of the formation and trans-formation of those multiple and syncretic identities that increase their self-awareness recognizing fluidity and transience as an integral part of themselves. The post-colonial trans-formation novels by Samuel Selvon, Zadie Smith, Hanif Kureishi and David Dabydeen – investigated in this study – outline a complex and fragmented process of de-construction and re-construction of identity, whose determining factor is the interaction between the urban space and the individuals. In this urban stage, characters/individuals perform a skit to discover their identities and at the end of the performance they do not think of themselves as, in their essence, an unchanging self but rather a fluid being. The struggle, performed to be themselves or to find their authentic selves, emphasizes the fluidity of identity, revealing it as almost infinitely changeable, erratic, negotiable and unpredictable.

La complessa interazione che nei romanzi post-coloniali si ha tra la metropoli e il personaggio come tappa imprescindibile per la definizione identitaria dell’individuo, non meno che del luogo, è il punto di partenza dell’analisi proposta da questo contributo. Gli autori migranti post-coloniali nella città hanno individuato il simbolo di una contemporaneità ricca di contrasti in cui coesistono identità e pluralità, libertà ed oppressione, chiusura ed apertura. Accade, pertanto, che nei romanzi metropolitani, in cui la città si fa personaggio, i protagonisti si muovano in uno spazio urbano, spesso completamente alieno, alla ricerca di se stessi e della propria identità. La città occidentale, inizialmente vista come luogo miracoloso dal migrante, si trasforma in un immenso nulla capace di annullare, seppur soltanto inizialmente, l’individuo periferico. Da nulla primordiale la città si fa catalizzatore delle differenze culturali e si impone custode esclusiva della formazione e tras-formazione di quelle identità plurime e sincretiche, votate alla fluidità e non già alla staticità della purezza identitaria ormai desueta caratterizzanti la società contemporanea. Fluidità e transitorietà dell’esistenza metropolitana sono lo sfondo dei romanzi di Samuel Selvon, Zadie Smith, Hanif Kureishi e David Dabydeen al centro del presente contributo. Romanzi di tras-formazione nei quali le identità individuali si definiscono a seguito di un complesso e frammentario processo di de-costruzione e ri-costruzione in cui determinante è il ruolo svolto dallo spazio metropolitano, che interagisce con i protagonisti divenendo esso stesso attore di una articolata e coinvolgente messinscena della formazione identitaria.

Londra e la messinscena delle identità

BENICCHI C
2016-01-01

Abstract

This paper is concerned with those postcolonial novels that portray the formation, the transformation and the reformation of personal, cultural, ethnic and national identities within a urban space that is multiformed, heterotopic and diasporic. The city – that is a character and not just the scenery of those novels – suggests an implosive disorder related to the coexistence of immovable dichotomies – such as identity/plurality, freedom/oppression – that frustrate the protagonists’ struggle to define their identities and to construct a place to call home. The urban peregrinations in search of identity happen in a transformative space – alternatively known and unknown, miraculous and alien – that, at least initially, becomes progressively an immense nowhere, a no place where the individual finds himself lost in the peripheral boundaries. Originally a catalyst of cultural differences, then the city develops into the exclusive custodian of the formation and trans-formation of those multiple and syncretic identities that increase their self-awareness recognizing fluidity and transience as an integral part of themselves. The post-colonial trans-formation novels by Samuel Selvon, Zadie Smith, Hanif Kureishi and David Dabydeen – investigated in this study – outline a complex and fragmented process of de-construction and re-construction of identity, whose determining factor is the interaction between the urban space and the individuals. In this urban stage, characters/individuals perform a skit to discover their identities and at the end of the performance they do not think of themselves as, in their essence, an unchanging self but rather a fluid being. The struggle, performed to be themselves or to find their authentic selves, emphasizes the fluidity of identity, revealing it as almost infinitely changeable, erratic, negotiable and unpredictable.
2016
La complessa interazione che nei romanzi post-coloniali si ha tra la metropoli e il personaggio come tappa imprescindibile per la definizione identitaria dell’individuo, non meno che del luogo, è il punto di partenza dell’analisi proposta da questo contributo. Gli autori migranti post-coloniali nella città hanno individuato il simbolo di una contemporaneità ricca di contrasti in cui coesistono identità e pluralità, libertà ed oppressione, chiusura ed apertura. Accade, pertanto, che nei romanzi metropolitani, in cui la città si fa personaggio, i protagonisti si muovano in uno spazio urbano, spesso completamente alieno, alla ricerca di se stessi e della propria identità. La città occidentale, inizialmente vista come luogo miracoloso dal migrante, si trasforma in un immenso nulla capace di annullare, seppur soltanto inizialmente, l’individuo periferico. Da nulla primordiale la città si fa catalizzatore delle differenze culturali e si impone custode esclusiva della formazione e tras-formazione di quelle identità plurime e sincretiche, votate alla fluidità e non già alla staticità della purezza identitaria ormai desueta caratterizzanti la società contemporanea. Fluidità e transitorietà dell’esistenza metropolitana sono lo sfondo dei romanzi di Samuel Selvon, Zadie Smith, Hanif Kureishi e David Dabydeen al centro del presente contributo. Romanzi di tras-formazione nei quali le identità individuali si definiscono a seguito di un complesso e frammentario processo di de-costruzione e ri-costruzione in cui determinante è il ruolo svolto dallo spazio metropolitano, che interagisce con i protagonisti divenendo esso stesso attore di una articolata e coinvolgente messinscena della formazione identitaria.
identità, trasformazione, postcolonialismo
identity, transformation, post colonialism
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14090/2485
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