La sera di domenica 10 marzo, poco dopo il tramonto, per molti musulmani nel mondo è iniziato il mese di Ramadan, il nono del calendario lunare islamico in cui i fedeli digiunano dall’alba al tramonto e dedicano maggior tempo alla preghiera e alle opere meritorie. L’annuncio è stato dato, come di consueto, dalle autorità saudite, dopo aver scrutato il cielo per individuare il novilunio. Tuttavia, l’avvistamento può variare in base alla posizione geografica e alle condizioni atmosferiche, facendo slittare di un giorno l’inizio del digiuno in altri Paesi. In alcuni casi, tale divergenza è stata strumentalizzata per questioni politiche che spesso hanno contrapposto il blocco sunnita (a guida saudita) a quello sciita (legato all’Iran), ma anche per sancire la propria autonomia (come il Marocco, la Turchia o l’Oman). Ciononostante, a unire la Ummah islamica quest’anno è la tragica situazione a Gaza, dove l’offensiva israeliana non accenna ad arrestarsi da ormai più di cinque mesi. A livello popolare, le comunità islamiche di tutto il mondo hanno organizzato delle raccolte fondi mentre si continua a pregare per le vittime del conflitto. Nel frattempo, gli appelli e gli sforzi dei leader non accennano a dare dei risultati concreti per una fine della crisi.
Ramadan di guerra a Gaza e dintorni
Luca Mercuri
2024-01-01
Abstract
La sera di domenica 10 marzo, poco dopo il tramonto, per molti musulmani nel mondo è iniziato il mese di Ramadan, il nono del calendario lunare islamico in cui i fedeli digiunano dall’alba al tramonto e dedicano maggior tempo alla preghiera e alle opere meritorie. L’annuncio è stato dato, come di consueto, dalle autorità saudite, dopo aver scrutato il cielo per individuare il novilunio. Tuttavia, l’avvistamento può variare in base alla posizione geografica e alle condizioni atmosferiche, facendo slittare di un giorno l’inizio del digiuno in altri Paesi. In alcuni casi, tale divergenza è stata strumentalizzata per questioni politiche che spesso hanno contrapposto il blocco sunnita (a guida saudita) a quello sciita (legato all’Iran), ma anche per sancire la propria autonomia (come il Marocco, la Turchia o l’Oman). Ciononostante, a unire la Ummah islamica quest’anno è la tragica situazione a Gaza, dove l’offensiva israeliana non accenna ad arrestarsi da ormai più di cinque mesi. A livello popolare, le comunità islamiche di tutto il mondo hanno organizzato delle raccolte fondi mentre si continua a pregare per le vittime del conflitto. Nel frattempo, gli appelli e gli sforzi dei leader non accennano a dare dei risultati concreti per una fine della crisi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.